Con
la 3a giornata del campionato di Serie A, inauguriamo la rubrica
“Diamo i numeri”, dove valuteremo, con il tradizionale sistema
scolastico, gli episodi salienti del week-end
calcistico italiano. Via!
10
A QUELLI CHE... “A VOLTE RITORNANO”
Come
si può negare il sommo voto alla coppia Toni-Gilardino? Il primo,
reduce da mesi difficilissimi a causa della tragedia che lo ha
colpito (la morte del figlio appena nato), ha fatto “venir giù”
la Fiesole con un goal semplicissimo, sì, ma denso di significato:
Firenze è la sua casa, non sembrava che fossero passati 6 anni dal
suo arrivederci ai Viola. “Il Gila”, invece, con una doppietta e
un mezzo assist ammazza-Roma ha fatto sembrare quantomeno rivedibili
le conclusioni di chi lo dava per finito e confermato che Bologna è
la piazza giusta per i bomber in cerca di rilancio (vedi Di Vaio).
Forse nemmeno Stephen King avrebbe potuto concepire una trama così
azzardata...
9
AGLI UOMINI-SIMBOLO HERNANES E JOVETIC
Il
primo è l'espressione più entusiasmante dell'aggressivo 4-5-1 del
misconosciuto Petkovic e svolge alla perfezione il ruolo di collante
tra attacco e centrocampo, con una media-goal da centravanti (3 in 3
partite) e tanta corsa, come insegna il miglior calcio
totale di
olandese memoria. Il secondo rappresenta ciò che la Fiorentina ha
cercato fino all'ultimo giorno di mercato, ovvero un uomo da 20-25
goal dotato di tecnica e killer
instinct:
Berbatov chi?
8
ALLE INSEGUITRICI
Se
la Juventus è la piùcchefavorita, Lazio e, soprattutto, Napoli non
scherzano. In particolare, i partenopei, dopo 2 annate molto
convincenti, hanno rafforzato un'autostima che permette loro di
proporre il proprio gioco sempre e comunque, il che è presupposto
per definirsi una grande squadra. I biancocelesti, invece, si sono
distinti per un atteggiamento sempre propositivo, con una linea
mediana ricca e variegata che offre diverse soluzioni; c'è da vedere
se gli impegni e l'organico garantiranno continuità.
7
ALLA JUVE CORSARA
Esperimento
turn-over
fallito nel primo tempo, quando la Vecchia Signora rischia di passare
addirittura in svantaggio di 2-0, grinta e cinismo nel secondo, con
gli ingressi di Vucinic, Asamoah e Lichsteiner, che in 20' cambiano
totalmente le sorti della partita. Le storie di molte tra le squadre
più vincenti dimostrano come la sofferenza sia parte integrante,
quasi imprescindibile del successo, ma Conte dovrà intraprendere
un'oculata gestione degli uomini se non vuole rischiare una
pericolosa incrinatura degli equilibri ora che c'è anche la
Champions.
6
ALLA SAMP D'ORO
9
punti in 3 partite, 8 al netto del punto di penalizzazione: i
blucerchiati corrono, segnano e giocano, cosa non comune a una
neopromossa, seppur di lusso. Ferrara ha il merito di aver dato
ordine a una squadra che meno di un anno fa, complice un mercato
repulisti,
era scriteriata. Giovani come Obiang e giocatori ritrovati come Eder
e Maxi Lopez possono guidare i ciclisti
verso una tranquilla salvezza, se non, addirittura, togliersi qualche
soddisfazione in più.
5
AI “MAL DI PANCIA” IN CASA INTER
Una
settimana fa voci di corridoio (o, meglio, spogliatoio) parlavano di
un gruppo storico, capitanato da Zanetti e Cambiasso, stanco della
goliardia dell'eterno ragazzo di Bari Vecchia, tacciato di poco
impegno; ieri Snejider si infuria dopo la sostituzione proprio con
Cassano, suo compagno-rivale di reparto nonché conquilino (abitano
nello stesso palazzo). Una vittoria cinica contro un compatto Torino
basterà a bagnare le polveri nell'esplosiva casa Inter?
4
ALL'UDINESE “AC”
La
squadra di Guidolin, un po' per una forma fisica non strepitosa, un
po' per mancanza di qualità dopo i numerosi addii, sembra un neon
difettoso: luce brillante nei primi 45', buio pesto nella seconda
frazione. Un 2 a 0 letteralmente buttato via, una corrente alternata
fatale. Se non ci fosse Basta...
3
ALLA SCHIZOFRENIA ROMANISTA
Zeman
ci ha abituati a questo ed altro, soprattutto alle prime giornate, un
vero e proprio rodaggio per squadre sottoposte ad un lavoro fisico
atipico, ma estremamente fruttifero. Chi critica, generalizzando, la
fase difensiva impostata dal boemo, definendola confusa, forse non ha
notato i cambiamenti tattici adottati negli ultimi tempi, a partire
da Pescara. In occasione delle reti bolognesi, la linea arretrata era ben schierata, in posizione; erano
le gambe dei giocatori a non essere più reattive come nel primo
tempo. C'è da dire che la Serie A non è “infinita” come la
Serie B, quindi i tempi di recupero vanno accelerati, ed è
innegabile il calo di tensione latore di 3 goal in meno di mezz'ora,
ma è troppo presto per parlare del “solito Zeman”.
2
AL NON-GIOCO DEL MILAN
La
partenza di Ibrahimovic ha smascherato le carenze tattiche di un
Milan con poca qualità e tante, tantissime incognite. Un gioco
raffazzonato, peggiorato dagli individualismi di alcuni (Boateng su
tutti), che ha portato due sconfitte in altrettante gare casalinghe,
forse il peggiore mai visto in tutta la gestione-Berlusconi. Allegri,
al di là della scarsa materia prima, deve farsi qualche domanda in
merito a modulo e interpreti, perché la panchina incomincia a
scottare parecchio.
1
AL PESCARA IN FORMATO CANTIERE
Certo,
non è facile per una neo-promossa sopperire a partenze come quelle
di Insigne, Immobile e Verratti, ma Stroppa, forse perché inadatto o
ancora inesperto per un grande palcoscenico, non ha dato una minima
identità alla sua squadra. Il Pescara è in balia dell'avversario,
qualunque esso sia. Se non si definiscono le dinamiche difensive,
avere giovani di prospetto come Weiss e il folletto colombiano
Quintero potrebbe risultare inutile se non illusorio. Il pubblico
dell'Adriatico, dopo le delizie dell'anno passato, meriterebbe di
meglio.
0
ALLA MACABRA ABBUFFATA DI ZAMPARINI
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allenatori diversi dal 1987 ad oggi. Prima al Venezia, poi al
Palermo, Zamparini è stato ed è il terrore dei tecnici. Un attimo
prima il vulcanico Maurizio predica tranquillità e annuncia una
collaborazione serena e duratura, salvo esonerarti senza appello il
giorno successivo. Sannino, coach capace e preparato, non aveva
colpe, disponendo di una rosa inappropriata per un campionato di alto
livello come la Serie A. Personaggi così, in gergo, si chiamano
“scarica-barile”.
Pierfrancesco
Trocchi